IL BOVINO DI RAZZA AGEROLESE

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Fra le razze bovine autoctone in via di estinzione del Meridione d’Italia sicuramente quella più conosciuta è la bovina Agerolese della Regione Campania. Ha raggiunto la celebrità grazie al prodotto caseario più illustre del suo latte: Il Provolone del Monaco Dop. Davvero antica l’origine dell’allevamento dei bovini sui Monti Lattari e nella Penisola Sorrentina, risale al 264 avanti Cristo. In quel tempo i picentini, primi abitanti della zona, furono deportati dalle Marche dai vincenti romani. I picentini spostando dal territorio di origine i loro armenti e le loro masserizie trasformarono lo spazio sottratto ai boschi in terreno coltivabile, incominciando l’attività agricola e di allevamento di animali domestici. Soprattutto di bovini ad attitudine lattifera, al punto che per le eccezionali produzioni e qualità del latte i Monti furono denominati “Lactaria Montes”.

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Il Bovino di razza Agerolese

LE ORIGINI

La razza inizia a delinearsi morfologicamente con i Borboni, che importarono riproduttori di razze diverse, per migliorare le mandrie di ceppo podolico esistenti in Campania. Sembra proprio che gli incroci effettuati nell’Agerolese, a causa dell’isolamento geografico di questo territorio, finiranno per fissare meglio i caratteri somatici della razza. Un’interessante ricostruzione storica risale inoltre alla figura del Generale Avitabile, che, avventuriero e appassionato allevatore, torna dall’Inghilterra ad Agerola, suo paese natale, nel 1845. Sembra proprio che grazie a lui furono introdotti bovini di razza Jersey che entreranno a far parte del nucleo fondatore della razza Agerolese.

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Il Bovino di razza Agerolese

I NUMERI

Da questo primo nucleo bovino, in seguito ai numerosi incroci effettuati con razze quali: Bretonne, Bruna Alpina e Frisona, si è selezionata la razza che dal 1952, anno in cui fu presentato al Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste lo standard, prende nome di “Agerolese”. È solo però nel gennaio 2002 che l’Associazione Provinciale Allevatori (APA) di Napoli concluse il censimento della razza.

I dati non furono confortanti: 103 soggetti adulti (85 vacche e 18 tori) e 97 manzette. Per contribuire ad incrementare considerevolmente la popolazione bovina Agerolese l’Associazione Italiana Allevatori (AIA), in collaborazione con l’allora Facoltà di Medicina Veterinaria di Napoli, elaborarono uno specifico programma di incremento numerico della popolazione e di sostegno per gli allevatori del territorio. La consistenza oggi è di 300 capi iscritti al Registro Anagrafico, con una stima di popolazione totale di circa 500 animali.

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Il Bovino di razza Agerolese

LA DESCRIZIONE MORFOLOGICA

La descrizione morfologica riportata nel registro anagrafico delle razze bovine autoctone e a limitata diffusione, tenuto dall’AIA, coincide perfettamente con quella riportata nel 1909 dal medico veterinario Ernesto Mollo che, nella relazione sull’allevamento degli animali bovini nel Circondario di Castellammare e specialmente nella Penisola Sorrentina, scriveva: “…una vacca da latte … da un metro e trentacinque ad un metro e quaranta, qualcuna oltrepassa pure questa altezza, il suo peso vivo varia dai tre quintali e mezzo ai quattro quintali; … il mantello è scuro con striscia più chiara sulla schiena… i caratteri della buona lattaia sono: testa regolare e ben formata, corna sottili e di regolare lunghezza, sguardo docile, pagliolaia poco sviluppata, dorso leggermente insellato, spalle e torace alquanto ristretti, grande sviluppo dell’addome, estremità piuttosto corte e robuste, mammelle sviluppatissime, pelle non molto sottile con abbondanza di connettivo sottocutaneo … Una buona lattaia dà dai diciassette ai diciotto litri di latte al giorno … nella buona stagione, quando abbonda il foraggio verde ed il clima incomincia a diventar più mite il latte diventa più aromatico …”. Una descrizione attualissima.

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